
A
l nuovo Parlamento e al nuovo governo,
una volta insediati, vorremmo riproporre la
domanda che segnatamente avanzammo nello
scorso editoriale:
i processi di riforma e di
trasformazione digitale della Pubblica
Amministrazione, faticosamente avviati
nella scorsa legislatura, subiranno una
battuta d’arresto o potranno proseguire e magari velocizzarsi,
indipendentemente da chi siederà a Palazzo Chigi?
Quesito ancor più legittimato dallo scarsissimo spazio che questo
tema ha avuto nella recente campagna elettorale. La riforma della
Pubblica Amministrazione non ha fatto capolino nei talk show
televisivi, nelle tavole rotonde, nei comizi in piazza. Continuiamo
però a pensare che dalla modernizzazione della Pubblica
Amministrazione dipende una buona parte dello sviluppo del
Paese stesso. E alcuni appuntamenti non sono più rinviabili. Bussa
alla porta il
GDPR, General Data Protection Regulation
,
il regolamento con la quale la
Commissione Europea vuole
rafforzare e rendere più omogenea
la protezione dei dati personali
di tutti i cittadini dell’Unione.
La normativa avrà efficacia a
partire dal 25 maggio prossimo
e non saranno ammesse deroghe.
Si tratta di un appuntamento
fondamentale non solo perché
investirà l’organizzazione dei
processi interni di tutte le
pubbliche amministrazioni,
ma anche perché porrà con
maggiore forza all’attenzione
di tutti i cittadini il tema della
riservatezza, della propria identità
digitale, della difesa delle proprie
informazioni e dei propri dati.
Sarebbe un grandissimo errore se
tutti noi considerassimo questa
normativa europea semplicemente
come una delle tante disposizioni
o provvedimenti di natura
burocratica. In gioco infatti ci sono
la nostra libertà e i nostri diritti.
“E se oggi, più di vent’anni fa, la
protezione dei dati è condizione
necessaria per la libertà e la democrazia, è anche e soprattutto
perché la nostra più effettiva dimensione di vita è, paradossalmente,
quella digitale. Densa di straordinarie opportunità, ma anche di
insidie. Perché i dati costituiscono la proiezione digitale delle nostre
persone e insieme ne manifestano la vulnerabilità”
. Così scrive
Antonello Soro
, Presidente Autorità Garante per la Protezioni
dei Dati Personali in occasione, per il nostro Paese, del
ventennale della legge sulla Tutela dei Dati Personali. Dal 1997 a
oggi molte cose sono cambiate nei contesti sociali ed economici.
Senza averne piena consapevolezza la nostra identità rischia
di assumere per lo più il profilo di consumatore attribuitoci
da una qualche algoritmo, permettendo così lo sfruttamento
commerciale dei nostri dati da parte
dei grandi operatori dell’economia
digitale. Sottolinea ancora Antonello
Soro,
“un numero esiguo di aziende
possiede un patrimonio di conoscenza
gigantesco e dispone di tutti i mezzi per
indirizzare la propria influenza verso
ciascuno di noi, con la conseguenza
che, un numero sempre più grande di
persone - tendenzialmente l’umanità
intera -potrà subire condizionamenti
decisivi”
. Questo è lo scenario
delineatosi nel corso dell’ultimo
decennio al quale l’intera Europa
vuole imporre limiti e regole a difesa
e tutela della nostra libertà e dei
nostri diritti. Riguarda tutti noi,
in qualsiasi momento della nostra
giornata, quando ricorriamo alle
cure sanitarie, quando affidiamo
i nostri dati agli uffici comunali,
quando facciamo acquisti on-line,
quando ci connettiamo al nostro
account di facebook o whatsapp e
così via. Ma le regole non bastano,
occorre una diversa consapevolezza,
una maggiore sensibilità e una
nuova educazione al digitale.
Al parlamento, al governo, a tutti gli amministratori centrali e
locali spetta il compito non solo di monitorare il rispetto della
nuova normativa ma anche quello di sensibilizzare le nostre
comunità sull’importanza di tutelare dati e informazioni che ci
riguardano, di autorizzarne la registrazione e chiederne conto
dell’utilizzo. Anche perché oggi l’insieme dei cosiddetti dati
sensibili risulta essere assai più esteso tanto quanto la sua
vulnerabilità. A questa delicata quanto fondamentale questione
abbiamo voluto dedicare diversi servizi in questo numero
di .PA, sperando come sempre di contribuire, per ciò che ci
compete, alla corretta informazione e formazione.
V.I.
in sintesi
di Valerio Imperatori,
direttore editoriale