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DIGITALE PER CAMBIARE (IN MEGLIO)

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marzo-aprile 2017

Intervista a:

Regina Casonato, Managing Vice President Gartner

e Country Leader Gartner Italia

Quali sono le aspettative che oggi generalmente hanno i Ceo nei con-

fronti del ruolo e del lavoro dei Cio?

Il Ceo si aspetta senz’altro parecchio dalla trasformazione digitale che nella

maggior parte dei casi (il 75%) viene considerata un passo importante dal

punto di vista strategico. Nel contempo manca però, in molte situazioni, una

piena conoscenza dell’IT e del suo potenziale per cui il Cio viene identificato

come la persona in grado di governarla, insieme al Ceo stesso, e prima del

Cmo. Ecco che il Ceo vede nel Cio una sorta di copilota della trasformazione

digitale capace di far crescere la sua conoscenza di componenti e opportunità

ad essa correlati.

Nel contempo il Ceo si aspetta dal Cio una rapidità di azione, e di identifica-

zione delle soluzioni mantenendo ben centrato il tema della bimodalità, al di là

di essere arbitro che dice che cosa si può o non si può fare. Qui si deve parlare

di due organizzazioni di pari grado (una che lavora in modo più tradizionale e

una che si concentra sull’innovazione) e della capacità di cogliere anche gli

spunti che arrivano dai citizens, incanalandoli per trarre benefici.

Il Cio deve imparare a parlare il linguaggio del business, non delle tecnologie,

ed entrare nel contempo a far parte di un team, fornendo il suo aiuto su temi

non direttamente IT come la Customer Experience o la gestione della supply

chain, e far capire l’importanza della trasformazione assumendo un ruolo di ‘influencer’ e di educatore.

Su questo fronte le aziende italiane sono allineate a quanto succede nelle realtà globali più avanzate?

Pur nella sfida grossa dei budget attualmente limitati, in Italia la digitalizzazione emerge comunque come un tema

sentito. Tra un paio di anni il 26% della spesa totale sarà destinata a queste iniziative, il che non è comunque da

sottovalutare, in quanto riconosciute come qualcosa di inevitabile.

Se il Cio non gioca la partita del digitale fino in fondo, di fronte a quali rischi va incontro?

Il Cio deve garantire un utilizzo eccellente delle tecnologie, acquisendo credibilità rispetto agli investimenti da lui gui-

dati, anche per ottenere più budget a disposizione. Se non è in grado di farlo rischia di perdere la leadership digitale a

favore di altre funzioni aziendali. Guardiamo al tema della centralità dei clienti nella strategia di crescita di un’azienda.

È qualcosa che facilmente potrà essere presa in carico dal marketing o dalla forza vendita, in un momento storico in

cui si parla tantissimo di customer journey, rischiando di confinare il Cio a un ruolo transazionale che fa bene il suo

lavoro di back office ma non è l’interlocutore che siede al tavolo della trasformazione digitale.

A questa si affianca la sfida del change management, e della selezione del personale nonché degli strumenti impiegati

per la sua formazione. Pensiamo al piano di successione e di rotazione delle risorse e al tema delle diversità di com-

petenze (dove attualmente esiste una carenza sul tema degli analytics e del data science) e punti di vista necessari

oggi in un’organizzazione IT, compresa anche la mancanza di un ‘punto di vista femminile’.

È questo che fa la differenza in termini di innovazione e che, in prospettiva futura, deve anche richiedere cicli di for-

mazione continua. Al discorso risorse si affianca infine anche il tema dell’Intelligenza Artificiale, e della robotica, che

non deve essere visto come un pericolo ma come un arricchimento che aggiunge del valore, permettendo in certi

casi maggiore precisione e rapidità di intervento e operando anche in situazioni pericolose per le persone. In generale

le opportunità sono quindi tante anche su tale fronte.

(P.M.)