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ni la redditività del breve periodo se questa caccia al rapido profitto rallentasse quanto

programmato in termini di sviluppo di nuove funzioni e servizi per supportare al meglio

l’ecosistema.Tuttavia, per i leader figli dell’era industriale si tratta di una visione non facile

da accogliere. Come si può rinviare in modo sistematico la redditività del breve periodo

per far crescere l’effetto rete? E quando la vostra attività inizierà davvero a essere redditi-

zia? Facendo una battuta:“speriamo prima che fallisca per mancanza di profitti e liquidità!”.

Ma fidatevi: creare ‘aderenza’ (all’americana: ‘traction’) finché è possibile, è una strategia

oggi sempre più sensata.

INCORAGGIARE LA FIDELIZZAZIONE

Le imprese hanno spesso una serie idee che potrebbero perseguire in nome di un rendi-

mento di breve periodo, ma senza reali benefici per i loro clienti ed ecosistemi. Definiamo

quindi la visione di lungo periodo come la “strategia del prossimo anno”, ovvero:“non mi

curo di monetizzare quest’anno poiché so che comunque potrò farlo prima o poi, vero-

similmente nel corso del prossimo anno, se così deciderò”. Le aziende che dispongono di

preziose intuizioni derivanti da dati sui rapporti con i clienti faranno sempre in tempo a

monetizzare quei patrimoni – ma sarebbe più facile (e più redditizio) farlo quando i clienti

avranno investito ancora di più in questi prodotti. Ecco allora la soluzione: investite oggi

nella costruzione di un ecosistema, dimostrate il vostro valore, guidate effetti di rete e in-

coraggiate la fidelizzazione. Solo a questo punto potrete porvi il problema di introdurre il

prodotto incrementale tipicamente soggetto alla legge dei rendimenti marginali decrescenti.

Eppure molte società proprio non riescono a pensare in questo modo. E molte altre anco-

ra hanno azionisti che richiedono la massimizzazione dei profitti ‘qui e ora’.Tali investitori

non avrebbero la pazienza di tollerare un differimento dell’attività redditizia in cambio di

attività potenzialmente più fruttuose in futuro. E questa è una differenza fondamentale alla

base di molti comportamenti dei manager dell’epoca industriale. Qualsiasi CEO che voglia

perseguire una strategia di trasformazione digitale deve comprendere a fondo questo nuo-

vo approccio. Capire la ‘strategia del prossimo anno’ consente a un’attività di focalizzarsi

su investimenti indirizzati a quelle attività che porteranno risultati nel lungo periodo. Se

decidete di abbracciare la ‘strategia del prossimo anno’ inevitabilmente sub-ottimizzerete

la redditività del breve periodo, irritando la vostra base d’investitori (e magari di colleghi)

e rischiando quasi la rivolta. Ma se vi muovete secondo le regole condivise dagli investitori

tradizionali, pensando che una prospettiva del genere sia inutile, allora sarete costretti a

investire pochissimo in cose che avranno un valore tra uno, due, dieci anni, rischiando di

smarrire la retta via in prospettiva.

LAVITA È COMPROMESSO

È chiaro però che se si continua a posporre la redditività, prima o poi, la benzina finirà.

Altri manager dicono:“È la cassa che decide”, in altre parole finché hai (o generi) liquidità,

puoi investire, ma, se il tuo sistema non genera cassa, prima o poi i nodi verranno al petti-

ne. Spesso quindi si assiste a situazioni di compromesso. Ovvero si abbraccia “la strategia

del prossimo anno, ma che sia veramente il prossimo!”, non potendoci permettere di di-

lazionare ulteriormente la profittabilità. Altri ancora scelgono una strategia parziale, ovve-

ro una parte (auspicabilmente consistente) dell’attenzione può andare al ‘prossimo anno’,

ma quanto necessario per la sopravvivenza deve arrivare ‘qui e ora’. Si tratta ovviamente

di strategie e tattiche assai lecite. Nel 1984 il mio primo capo in Olivetti ci ricordava che

“per vincere lo scudetto l’anno prossimo, non dobbiamo andare in Serie B quest’anno!”.

CONCLUDENDO

Amici del canale, voi come vi comportereste? Rischiare di perdere le opportunità di breve

periodo? O, quasi certamente, perdere il lungo periodo?

La maggior parte delle società che ha subito le trasformazioni più drastiche legate alla

modernità ha optato per la prima scelta. Ma certo, come detto, è un percorso non facile,

né privo d’insidie.

Primo Bonacina

si occu-

pa d’informatica dal 1984.

Ha lavorato con ruoli di

responsabilità per diverse

aziende, tra queste: 3Com,

Tech Data, Magirus (ora

Tech Data), Microsoft,Acer.

Dal 2014 ha creato un’ini-

ziativa di consulenza com-

merciale, marketing e im-

prenditoriale (PBS - Primo

Bonacina Services). Segui il

suo blog (www.primobo-

nacina.com

).

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ottobre-novembre 2017